22 marzo 2007

Finita li rivoluzione della musica italiana?


Sembra proprio che la situazione stia degenerando in Italia a tal punto che molte delle band del panorama alternativo italiano, decidono sempre di più di investire maggiormente sul mercato estero per lo più europeo e statunitense.

Gli Afterhours hanno come noto ripubblicato "Ballate per piccole iene" in inglese in modo che la loro musica possa essere esportata, infatti prorpio in questo periodo, anche grazie alla collaborazione con Greg Dulli, la band milanese si trova negli States per la seconda volta, per una mini tourneè di una quindicina di giorni, dopo che nell'ultimo anno, sono state parecchie le occasioni per Manuel Agnelli e soci per suonare in Germania, Olanda ecc.




Anche la Bandabardò è spesso in Spagna, Francia e Benelux, per non parlare dei Linea 77 che l'Europa la battono sin dagli esordi.

Inutile citare tutte le band che in un modo o nell'altro finiscono a suonare all'estero. Questo è naturalmente sitomatico del fatto che la scena rock in Italia è ancora troppo indietro rispetto ad altri paesi e credo che al di là del solito scarica barile tra case discografiche, canali tematici, gestori di locali e musicisti, il problema si aggira tra la massa degli ascoltatori di musica in Italia, da un lato non ancora abbastanza "evoluta" da diventare aperta a percepire la musica in un modo differente, dall'altro un po' troppo snob nei confronti di parecchie realtà.



L'ultimo capitolo della vicenda è firmato Persiana Jones, che pubblicherà il nuovo disco "Just for fun" ad Aprile prima all'estero attraverso la Leech Records di Zurigo che si occuperà della stampa e della distribuzione in tutta Europa, Stati Uniti e Giappone e solo in un secondo momento uscirà su Uaz in Italia.
Anche la band di Rivarolo Canavese, che saluto ed abbraccio, ai quali faccio gli auguri in anticipo per il 1000esimo concerto del 6 aprile prossimo, ha avuto modo di testare l'estero e le loro parole sono quelle di tutti i musicisti che hanno suonato "fuori" ossia che c'è un rinnovato entusiasmo in Europa per la scena italiana.
Aggiungo io, che questa passione ed interesse, non è limitata ai i suoni per così dire alternativi.

Anche il mio amico Guitar Ray, mi ha confessato che suonare blues nell'est europeo è molto divertente perchè c'è molta partecipazione da parte del pubblico.




La famosa rivoluzione italiana è durata un po' poco, che vogliamo fare?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non vorrei generalizzare o estremizzare, ma secondo me la ragione è che non c'è, a parte eccezioni, la volontà di tirare fuori qualcosa che sia SPENDIBILE internazionalmente. Penso dipenda dalla produzione, ma forse non solo...Tant'è che chi arriva a fare qualcosa che non suoni necessariamente "italiano" (che poi è un'etichetta come un'altra) ma che abbia una qualità vera e propria (vedi ad esempio i Lacuna Coil: bravi musicisti, presenza scenica ma soprattutto dei testi ben scritti e CORRETTI,a volte è già tanto avere questo!) diventa fortissimo all'estero e in Italia deve faticare.
Un paradosso? Probabilmente sì!