09 gennaio 2008

MeninDublino. Part 2. Racconti e foto di un capodanno a Dublino.

Visitando il museo "Dublinia" scopro diversi aneddoti sulla storia della città, tra i quali una serie di parole che i Vichinghi, probabilmente quelli provenienti dall'attuale Danimarca, hanno introdotto nel linguaggio locale.

Oltre a "sky" per definire il famoso decoder che anni dopo allieterà le serate di chi non sopporta più la televisione terrestre (hi, hi), hanno anche introdotto la parola "Rock" per definire la roccia! Anche se credo che i dublinesi non amino parlare degli invasori vichinghi, non posso che mostrare un minimo di rispetto per queste popolazioni di naviganti, alle volte buoni e alle volte furfanti (grande rima) per aver creato quella parola.





A 20 minuti di treno da Dublino c'è Howth. Un cittadina di pescatori dal fascino pazzesco. Sarà che ho il mare nel dna a causa dello stare sempre al largo di mio nonno, ma tutte le volte che mi trovo in posti del genere ho come l'impressione di farne parte, benchè mi ritenga principalmente un abitante della giungla metropolitana.



Dopo un giro per il porto e nella cittadina, che è frizzata da un freddo vento salato che mi fa sentire a prua della mia nave durante una navigazione nei tutt'altro che accoglienti mari del nord, ci rifugiamo in pub ristorante a goderci i piatti di pesce appena pescato.





A Dublino quasi tutti i pub sono molto accoglienti, ma il Foggy Dew mi prende per il cuore. Appena entri ti imbatti nella gigantografia della copertina di London Calling dei Clash che si staglia imperiosa vicino all'ingresso. Dietro il bancone c'è una chitarra autografata da Keith Richard e sparsi per il locale diversi quadri di dischi d'oro dei più grandi del rock.

Il posto dei musici è questa volta occupato da una band rocksteady niente male nonostante, dato il poco spazio, sia un po' sacrificata. Il pub, pare che sino a poco tempo prima, fosse malferequentato, noto principalmente per questioni di spaccio ecc, ma il nuovo proprietario lo ha ripulito alla grande. Lì faremo anche la mezzanotte e tenteremo nuovamente una sbronza, fallendo.


A proposito di pub, volevo assolutamente visitare quello di Bono, l'Octagon.

Vi faccio vedere la foto e vi dico solo che è all'interno di un hotel di lusso. Da Bono non me lo sarei aspettato, credevo in qualcosa di più popolare, invece come spesso accade, si tratta di un investimento dove il vip di turno, raramente personalizza il locale a sua immagine e somiglianza. Ah dimenticavo...era pure vuoto!




Capodanno l'abbiamo speso per le strade. Neanche un mortaretto esploso. C'era un silenzio che confrontato alla guerra mondiale alla quale abbiamo assistito al porto di Amburgo nel 2004/2005, quasi mi da fastidio. Neanche una gomma di bicicletta forata o un palloncino esploso con la sigaretta...niente. C'è anche il divieto di bere per strada e tutto questo contribuisce a tenere la situazione decisamente sottocontrollo. Quelle che avrebbero dovuto essere arrestare, erano le migliaia di ragazzine in giro per Dublino vestite in modo succinto, nonostante non tutte se lo potessero permettere e misure a parte, addobbate con colori sfavillanti nero e argento, zebrate ecc che avrebbero fatto preferire un look metallaro anche a Jean Paul Gaultier.


L'ultima sera, dopo aver concesso alle ragazze un po' di shopping tra i disordinatissimi negozi dublinesi, cominciano una serie di malanni pazzeschi a tutto l'equipaggio, ma non resistiamo alla tentazione di farci un altro piatto di carne intingolata dalle loro tipiche salse alla guinness e vino o al pepe o ad altro e farci le ultime birre al Temple Bar.


Il giorno dopo avendo ancora qualche ora libera ho scoperto che a Dublino va ancora tantissimo il vinile. Ho infatti visitato diversi negozi che esponevano materiale molto intrigante compreso un paio di bootleg dei Led Zep, il vinile arancione di Appetite e un 45 giri dei Clash in acustico. O' li compro tutti o' (visto cha siamo in Irlanda metto l'apostrofo) nessuno!!!
Si, si, prima o' poi ci torno...

Nessun commento: