19 gennaio 2007

Gli Iron Maiden, i veri prigionieri di se stessi?

"I'm not a prisoner, I'm a free man,And my blood is my own now.Don't care where the past was,I know where I'm going...out"

...così recitava il ritornello della famosa "Prisoner" tratta dall'album Powerslave, ispirata al telefilm "The prisoner", della quale sentiremo dinuovo parlare.

Pare infatti che per la prossima tourneè, gli Iron riutilizzeranno la vincente formula utilizzata un paio d'anni fa, che segno ben 30000 presenze al Gods 2005, quando prorposero un live con canzoni tratte dai primi quattro album. Questa volta si partirebbe da Powerslave del 1984, ma non si sa ovviamente ancora nulla di più dettagliato.




In attesa che i vari festivals rendano noto il bill dei loro cartelloni, (oggi si dovrebbe sapere qualcosa sul Gods of metal 2007) mi viene da riflettere su queste operazioni maideniane.
Una storica e longeva heavy metal band, ossia avente uno dei pubblici più esigenti ed estremi, come fa a restare in piedi?
Molte realtà, vittime dei loro cambiamenti, ma anche dei loro non cambiamenti, sono affondate nel tempo, e soltanto un paio di grandi nomi riescono ancora a galleggiare.






Trovo intelligente, se vogliamo innovativo, ma drammatico, il fatto che gli Iron facciano una tourneè per promuovere il proprio disco, dove i fans assistono pazienti in attesa dei grandi classici, in genere in fondo alla scaletta, e un'altra poco dopo, dedicata ai vari rompicoglioni che "ah i primi dischi...si quelli erano gli Iron".

Possibile che sia così difficile riuscire ad apprezzare i prodotti più recenti???


E' chiaro, si cresce e tu quella roba l'ascoltavi quando avevi 14 anni e ora ne hai 30 e dei nuovi non t'interessa perchè solo le vecchie ti fanno vibrare.
I 14 enni di oggi invece, vengono attirati dal disco in uscita, ma poi quando entrano in contatto di qualcuno più grande di loro (attraverso amicizie, ma anche leggendo recensioni sulle riviste) vanno in dietro nel tempo e...." w gli anni ottanta!"






Penso comunque che Steve Harris e soci stiano facendo la cosa giusta, riuscendo a mediare tra le "intransigenze" di un pubblico di età molto diversa e le loro necessità di 50 enni musicisti, di assicurarsi la pensione.


Up the Irons for ever...anche se un po' dispiace...non è che vogliamo fare un po' troppo i fighi?

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